L’imprenditrice Giulia Detomati porta in classe la filosofia delle B Corp. Quasi 20mila studenti si sono avvicinati in 450 scuole d’Italia. Sarà una delle protagoniste dell’International Ashoka Summit, il 2 dicembre a Torino
Giulia Detomati ha 39 anni, vive «tra Milano e la Liguria», è da poco fellow di Ashoka (l’organizzazione internazionale che da quarant’anni seleziona imprenditori sociali capaci di generare un impatto sistemico sul mondo) e stamattina ha davanti a sé una missione da portare a termine: raccontare il suo lavoro senza ricorrere a espressioni stereotipate, ma con la semplicità che si richiede a una giovane imprenditrice legata alle buone pratiche. «Diciamo che – esordisce – con InVento Lab, l’impresa che ho fondato, aiutiamo le aziende a lavorare meglio, nel rispetto dell’ambiente e dei dipendenti, inseguendo non solo il profitto, ma un bene superiore». In termini essenziali: Detomati e il suo team lavorano fianco a fianco con imprenditori che vogliono migliorarsi e li aiutano a trovare le strade per una produzione, per esempio, con meno plastica. Oppure li sostengono nell’inventare soluzioni legate all’economia circolare. Di storie Detomati ne ha tante da raccontare, ma andiamo per ordine.
InVento Lab è una B Corp.
Sappiamo di cosa si tratta: «Le B Corp/benefit corporations – ricorda Detomati – sono aziende che decidono volontariamente di misurare il proprio impatto ambientale e sociale». Ma come ci è arrivata Giulia Detomati, una laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio al Politecnico di Milano, a fondare una B Corp? «Ho avuto diverse esperienze, sia in Italia che all’estero. Per esempio ho lavorato per il National Park Service nel Maine. Cercavo un lavoro che mettesse insieme la mia curiosità con la mia voglia di fare qualcosa per migliorare la vita delle persone e dell’ambiente», racconta.
Un programma ad hoc
La parte più interessante di InVento Lab è quella legata alle scuole perché quando Detomati racconta i progetti portati a termine si capisce perfettamente che cosa voglia dire davvero «cambiare le cose». L’imprenditrice spiega la formula: «Abbiamo fondato il programma B Corp School, il primo progetto per portare i temi dell’imprenditorialità benefit e positiva nelle scuole». Tradotto: vanno a incontrare i ragazzi (soprattutto quelli delle superiori), li sensibilizzano sui temi ma poi li mettono al lavoro: assieme ad alcune aziende della rete, costruiscono dei veri e propri progetti. Una collaborazione che ha coinvolto quasi 20 mila studenti dai 3 ai 30 anni, 850 classi e 450 scuole.
La storia più bella viene dal Liceo Scientifico «Ulivi» di Parma. Grazie all’appoggio di un’azienda di cosmetici del territorio, Davines, i ragazzi hanno eliminato la plastica dalla scuola: niente bottigliette per l’acqua ma borracce con il logo dell’istituto, niente tappi che danneggiano l’ambiente ma hanno fatto di più. Con il sostegno del preside hanno raggiunto un accordo con l’azienda che fornisce le bevande alla macchinetta per eliminare i bicchierini di plastica e le palette. «È chiaro – commenta Detomati – che i ragazzi da soli non riescono a trovare soluzioni adatte. Dunque l’appoggio degli imprenditori diventa importante».
E qui si innesta l’altra parte del lavoro di Giulia: un tessuto di relazioni «positive» che mette in circuito le aziende che vogliono mettersi in gioco e migliorarsi. Un esempio? Anche stavolta arriva da un’azienda che produce cosmetici. «La filiale italiana di Yves Rocher è diventata Società Benefit il 13 aprile scorso – racconta l’imprenditrice – e ha deciso di puntare, tra l’altro, sull’impegno per preservare la biodiversità e la tutela delle risorse naturali. Ecco il punto: questi impegni bisogna scriverli nello statuto, dunque diventano obiettivi con valore legale. Ma il terreno più fertile resta quello del rapporto con le scuole.
Il bagnoschiuma in capsule
Giulia Detomati racconta un’altra pagina di cambiamento, questa volta ambientata allo Scientifico «Marconi» di Parma, sempre grazie a Davines. «Gli studenti hanno inventato una capsula idrosolubile di shampoo e bagnoschiuma, per eliminare il problema dei rifiuti in eccesso dell’azienda cosmetica con la quale hanno collaborato». Fateci caso: quanto sapone sprechiamo con le confezioni poco adatte? Le capsule inventate dai ragazzi si sciolgono nell’acqua e fanno risparmiare prodotto. Non solo. «La particolarità di questi progetti è che possono essere scalabili e replicabili. Il progetto della scuola plastic free per esempio, è ora un vero protocollo in collaborazione con il ministero dell’Ambiente. I ragazzi infatti, vanno a presentarlo nelle altre scuole. Quello che vogliamo insegnare è puntare a valori molto alti a partire da se stessi.
Articolo da Corriere della sera “BUONE NOTIZIE“
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