La pandemia ancora imperversa a livello globale, e non accenna minimamente ad arrestarsi. Questo periodo storico ci ha tolto molto, ma forse ci sta regalando una nuova concezione di tempo e un’occasione unica per rivalutare le nostre priorità a livello personale e professionale.
Lo smart working, che era stato concepito come una misura precauzionale, è diventata un’inarrestabile necessità e un nuovo tipo di benefit. Ci sono tanti vantaggi che può apportare, su vari livelli, non solo a livello individuale ma anche comunitario e planetario.
Il lavoro remoto e flessibile infatti, contribuisce a favorire l’inclusione e la diversity in azienda, facilita la carriera delle donne (non più costrette a dover scegliere tra lavoro e famiglia), favorisce il benessere dei dipendenti, permette di ripopolare comunità rurali ed è anche sostenibile, contribuendo a limitare l’utilizzo di plastica, carta e soprattutto l’impatto energetico e ambientali degli immensi uffici metropolitani.
Come in tutte le cose però, esiste il rovescio della medaglia, a questi benefici si affiancano alcune problematiche: lavorare da remoto può causare solitudine e depressione nei lavoratori, ma non solo, nel contesto domestico bisogna calcolare un maggior dispendio energetico dovuto all’utilizzo di dispositivi elettronici e per il riscaldamento dell’ambiente che di conseguenza provocano un aumento delle bollette.
Secondo me è responsabilità individuale riflettere sulle implicazioni: Lo smart working è adatto a me, al mio carattere ed al mio stile di vita ed al mio modo di lavorare? La mia azienda agevola la socialità in modalità ibrida o virtuale? Ognuno ha l’opportunità di osservare le proprie sensazioni senza giudicarle, e scegliere il meglio per sé. Inoltre è comunque molto importante indirizzare la propria attenzione verso uno stile di vita più sostenibile ed attento ai consumi individuali.
Una cosa è certa, lo smart working in generale piace ed è la nuova normalità. Purtroppo in Italia non è ancora considerato tale, ma all’estero è ormai un modo accettato di lavorare: un sondaggio di slack, riguardante 9000 lavoratori in sei paesi ha rivelato che 72% di essi preferisce una modalità di lavoro ibrida e solo il 12% è favorevole al lavoro in ufficio. Inoltre, le opportunità di crescita per le professioni digitali sono in crescita vertiginosa ovunque. Parlo di lavori come data scientist, digital marketer, web developer… Professioni di cui difficilmente si discute la potenzialità nelle scuole superiori o all’università, purtroppo (e parlo anche di esperienza personale).
Una soluzione può essere cominciare a mettere le mani in pasta attraverso varie opportunità di volontariato, per organizzazioni non governative o per esempio il progetto MigWork.
Ci si può affidare a costosi master o a soluzioni più accessibili, come il Digital Training Certificate di Google, i corsi su Coursera, oppure le piattaforme gestite da giovani e per giovani come Start2Impact. Queste inoltre offrono l’opportunità di accrescere la propria rete di contatti, condividere i propri dubbi con altri giovani e sperimentare vari percorsi prima di scegliere verso quale disciplina indirizzarsi. Personalmente lo consiglio molto, anche solo a livello personale, in quanto mi ha dato la fiducia di tentare una nuova strada, da insegnante di lingue a professionista digitale (a Berlino!)
Penso che il digitale possa essere una risorsa inarrestabile ed un nuovo modo di programmare il futuro.
Sia Google che Microsoft investono in progetti sociali con focus di accrescimento delle competenze digitali in regioni del mondo svantaggiate e digitalizzazione di strumenti di azione umanitaria.
Il mondo è sempre e sempre più dinamico, flessibile e interconnesso, la domanda è: vogliamo esserne travolti o seguire l’onda? A noi giovani la risposta! 🙂
Raffaella Ronzi
🌐 Progetto MiG-Work è realizzato da Comune di Milano capofila del progetto, in partnership con
- Codici Ricerca e Intervento
- ICEI
- InVento Innovation Lab
- Cesvip Lombardia
- Comunità Nuova
- Formaper
- La Strada
- Piccolo Principe Cooperativa Sociale
- BiPart
- Fondazione Don Gino Rigoldi
L’iniziativa è inoltre realizzata nella cornice del Bando ‘La Lombardia è dei giovani’, in collaborazione con ANCI e con il contributo di Regione Lombardia.
Be First to Comment