Nel 2021, due nuovi ingressi italiani: Giulia Detomati e Rosy Russo La prima ha fondato ‘InVento Innovation Lab’, la seconda il progetto ‘Parole O_Stili’. Il summit dei changemakers per la prima volta nel nostro Paese.
Esistono imprese capaci di agire sulle radici più profonde dei problemi sociali? Per Ashoka la risposta è ‘sì’. Da più di 35 anni, l’associazione identifica gli imprenditori sociali considerati più innovativi, che diventano suoi ‘fellow’: a livello mondiale sono quasi 3.700. Tra loro c’è, ad esempio, Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, che con la sua invenzione ha modificato le possibilità di accesso alla cultura e ha incluso anche chi prima era escluso. «Cerchiamo imprenditori che generano un cambiamento sistemico, che hanno l’ambizione di agire sulle cause dei problemi sociali, oltre che sui loro effetti» spiega Federico Mento, direttore di Ashoka Italia.
Nel 2021, due nuove italiane sono entrate nella lista: Giulia Detomati e Rosy Russo. Detomati ha fondato nel 2014 ‘InVento Innovation Lab’, la prima B Corp italiana che si occupa di educazione all’imprenditoria sostenibile nelle scuole, nelle aziende e nelle istituzioni, con un’attenzione particolare ai più giovani. Negli ultimi anni, il team di ‘In-Vento’ ha incontrato circa 18mila studenti, dai tre anni in su: ognuno ha la possibilità di lavorare su una propria idea imprenditoriale. L’obiettivo è che tutti si sentano protagonisti di un cambiamento, per rispondere in prima persona alle sfide del nostro tempo, in primis quella ambientale. I risultati concreti si vedono a tutti i livelli: dalla scuola che ha bandito completamente l’uso della plastica, ai ragazzi che hanno inventato un’applicazione per il riuso del materiale scolastico, alle aziende che introducono meccanismi di rigenerazione delle proprie risorse. Rosy Russo ha fondato invece ‘Parole O_Stili’: è un progetto che vuole ridefinire lo stile con cui le persone stanno nel mondo virtuale, restituendo valore alle parole. Uno dei suoi slogan è ‘Virtuale è reale’: l’ostilità espressa in Rete può avere conseguenze concrete e permanenti nella vita delle persone. Rosy Russo e il suo team lavorano con le scuole, le imprese e le istituzioni per diffondere pratiche virtuose di comunicazione.
Le due imprenditrici sono state pre- sentate come membri di Ashoka a dicembre, all’Ashoka changemakers summit, che per la prima volta si è svolto in Italia, a Torino. Quel giorno 400 membri della comunità hanno dialogato per condividere nuove strategie di approccio ai problemi sociali. Nel nostro Paese, gli imprenditori della comunità Ashoka sono soltanto una ventina: «Troviamo tanti bravi imprenditori sociali, ma è più complicato incontrare soluzioni che puntano ad un cambiamento sistemico» specifica Federico Mento. Il processo di selezione è lungo e tiene conto anche di un aspetto particolare: «La persistenza dell’intraprendenza durante tutte le fasi della vita dell’imprenditore» continua Mento, «abbiamo infatti scoperto che l’intraprendenza è una caratteristica che si sviluppa fin dalla preadolescenza ».
Anche per questo, negli ultimi dieci anni Ashoka ha iniziato a lavorare anche con le giovani generazioni: vengono realizzati percorsi educativi per i bambini di età 0-6 anni, con cui si punta sull’empatia, e per i ragazzi di età 13-19 anni: «Vogliamo che siano consapevoli di essere in prima persona attori del cambiamento». In quest’ottica rientra anche una delle ultime iniziative di Ashoka Italia: insieme all’Agenzia Nazionale Giovani, l’associazione ha raccolto le storie di giovani che sui loro territori si impegnano in iniziative che migliorano la propria realtà. Lo hanno fatto con un bando, ‘GenC’, a cui potevano candidarsi ragazzi tra i 13 e i 25 anni. «Una delle cose che ci ha colpito di più è che nelle candidature, tanti parlavano di un ‘noi’: sono storie collettive e questa è una cosa molto potente». Uno degli obiettivi della raccolta di iniziative è cambiare la narrazione che domina quando si parla di giovani generazioni: «Tendiamo a rappresentarli come inerti, disinteressati, chiusi negli spazi virtuali dei social – continua Mento – al contrario, ci sono migliaia di giovani attivi, che lavorano per il bene della propria comunità».
La comunità di Ashoka si è attivata anche per affrontare la pandemia: «Sappiamo che tutti gli imprenditori hanno provato subito a rispondere alle nuove sfide all’interno delle proprie comunità» racconta ancora Mento. Con o senza pandemia, nel nostro Paese alcune modifiche potrebbero aiutare gli imprenditori sociali: «C’è bisogno di una pubblica amministrazione che sia un soggetto abilitante, che metta magari a disposizione competenze, asset immobiliari e che renda meno soffocanti le sue procedure » spiega Federico Mento. «L’altro attore importante è quello degli enti della filantropia e delle fondazioni: c’è bisogno di uscire dalla logica del sostegno soltanto di progetti a breve termine, sarebbe utile un supporto su periodi lunghi, ad esempio triennali, per garantire più continuità». Le sfide degli imprenditori sociali riguardano il futuro delle nostre società: «Lavorare con loro è una fortuna, riempie di fiducia e speranza».
Articolo da Avvenire.it
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